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FRATELLI
(THE FUNERAL)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 6 marzo 1997
 
di Abel Ferrara, con Christopher Walken, Chris Penn, Vincent Gallo, Annabella Sciorra, Isabella Rossellini (Stati Uniti, 1996)
 

Il tempo di una veglia funebre, ed una famiglia mafiosa si autodistrugge.

Regista di una serie B ormai eletta a destini superiori, autore famoso per la sua violenza ma che andrebbe al contrario avvicinato per una sua particolare religione del metafisico, Abel Ferrara si cimenta qui su un terreno caro ai più grandi del cinema americano. Da Coppola a Scorsese, da de Palma ai fratelli Coen, per non citare che i moderni il film sulla Mafia degli Anni Trenta rappresenta infatti un passaggio obbligato.

Ferrara, com'è giusto, lo compie a modo suo. Anche se THE FUNERAL ricorda i temi della tragedia greca (unità di luogo - la stanza della veglia funebre -; di tempo - la notte della medesima - e d'azione) dal suo cinema non bisogna esigere la precisione monolitica di uno svolgimento, la geometria di una costruzione drammatica, la logica di una dimostrazione. Al contrario: il film è approssimativo nei suoi flash-back; e non proprio limpido nella ricerca delle motivazioni legate alla vicenda.

Ma della tragedia greca THE FUNERAL possiede la formidabile energia, il senso ineluttabile del destino che coinvolge progressivamente i personaggi: che trasforma in un genocidio apocalittico quella che sembrava essere soltanto una delle tante storie di vendetta legata alla solita uccisione del balordo di turno fra gli immigrati italiani degli anni trenta. Vizio. Ed aspirazione ad una redenzione il più delle volte impossibile: in una cinema delle ombre, di una lunga notte che lo sporco, l'illusione dei neon colorati, la spirale di un oblio fallace rende ancora più sordida.

Il cinema dell'autore di SNAKE EYES e di THE ADDITION è tutto dedicato all'istante: all'interno della singola situazione irrompe la violenza. Inaudita, rivelatrice, espressa più dal non-detto (il primo piano di Isabella Rossellini, sul quale si riflettono le reazioni successive al ritorno del marito - straordinario Chris Penn - alla sacralità aggressiva del possesso sul talamo coniugale) che sull'espresso (le urla del medesimo - da animale sacrificato - quando giunge al cospetto della salma del fratello). Ma vive su una sua forza primitiva, animale, misteriosa: che aggiunge a queste disgrazie "moderne" l'eco di maledizioni antiche. Ferrata trasforma cosi una storia già vista, un'inchiesta intima di una "morale" del tutto particolare, un po' arruffona, in una corsa vertiginosa verso un destino segnato per sempre dalla violenza. Un tragitto che proprio all'interno della propria violenza nasconde la sua logica, la sua dinamica, la ragione della propria perversa ineluttabilità.


   Il film in Internet (Google)

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